Il suono è sacro. Fin dai tempi più remoti, la voce umana è stata il primo strumento musicale usato in tutte le tradizioni sciamaniche del mondo per comunicare con gli Spiriti e con le forze della Natura, per avere accesso a dimensioni non ordinarie della realtà e della coscienza, per curare i mali del corpo e dell’anima, per pregare. Grazie ai canti trasmessi dalla tradizione orale, l’uomo medicina dispone di una memoria sonora che lo collega alle proprie radici ancestrali e tramite cui egli comunica con le realtà invisibili dalle quali trae potere e conoscenza. Ogni canto è un dono delle energie, una rivelazione, uno strumento di trasformazione e guarigione. Nello sciamanesimo il rapporto tra musica e comunicazione con la dimensione extra-umana è ben codificato: a seconda degli scopi per i quali sono realizzati i differenti rituali cambia anche la musica, inoltre esistono ritmi e melodie caratteristici di ogni singola divinità o spirito. La voce è lo strumento che permette allo sciamano di parlare la “lingua degli dei”, senza la quale egli sarebbe privo di un contatto con la dimensione sottile dell’esistenza, dove ogni cosa è interconnessa. I canti sciamanici sono suono che parla e che può interagire con le vicende umane ed extra-umane, un suono-medicina dal potere immenso che occupa un posto di rilievo nella prassi rituale.
Abbandonandosi alla forza dei suoni è possibile entrare nuovamente in contatto con una musica che trascende il tempo e lo spazio, una musica che ci appartiene in virtù del nostro collegamento con gli Antenati e che lascia la sua impronta grazie a un linguaggio che parla al nostro Spirito, alla parte eterna e autentica di noi stessi.
Quello che vi propongo è un viaggio musicale che permette di esplorare – attraverso i ritmi del canto, dei sonagli e dei tamburi – un vasto panorama di sonorità appartenenti a varie tradizioni sciamaniche, con lo scopo di entrare nello spazio del cuore con un atteggiamento sacro e di intento.
Sonagli e tamburi sono strumenti rituali vivi, capaci di destare l’ascoltatore, di riportarlo al momento presente, di incantarlo e di farlo muovere. Prima che suono questi strumenti sono gesto, sono intenzione viva. “Percussione” significa anche corpo, pulsazione vitale. I battiti del tamburo catturano la mente – abbassandone la soglia di attenzione e controllo – e permettono di riconnettersi al respiro e al battito cardiaco. Il suono del tamburo ci fa vibrare insieme al cuore del Cosmo e al nostro stesso cuore.
Ingresso: 3 euro con tessera ARCI

